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La Missione archeologica italiana a Malta

La Missione archeologica italiana a Malta

Un esempio particolarmente importante di cooperazione scientifica bilaterale è rappresentato dalla Missione Archeologica Italiana a Malta, avviata nel 1963 su iniziativa del Prof. Sabatino Moscati (Direttore dell’Istituto di Studi per il Vicino Oriente dell’Università di Roma) sotto la direzione scientifica del Prof. Michelangelo Cagiano de Azevedo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Fino al 1970 la Missione, coordinata sul campo dalla prof.ssa Antonia Ciasca dell’Università di Roma, ha svolto uno specifico programma di ricerca finalizzato alla conoscenza della cultura di età storica dell’arcipelago maltese, in quegli anni ancora trascurata.

Le ricerche archeologiche, finanziate con fondi dell’Ateneo romano e del C.N.R., interessarono i siti di Tas-Silġ, identificandovi il santuario di Astarte-Hera-Giunone, di San Pawl Milqi, piccola chiesa sorta sulle strutture di una villa-fattoria in cui è stato proposto di riconoscere una delle residenze di Publio, il primate dell’isola che diede ospitalità a San Paolo scampato al naufragio. A Ras il-Wardija, sull’isola di Gozo, è stato inoltre individuato un santuario rupestre di epoca ellenistica. Tra il 1970 e il 1995  sono proseguite le ricerche e gli studi sull’ingente quantità di dati forniti dagli scavi.

Nel 1996 l’allora Direttore del Museums Department, Tancred Gouder, affidò alla Missione Archeologica Italiana  l’incarico di proseguire la ricerca archeologica nei siti di Tas-Silġ e San Pawl Milqi. A partire dal 1996 riprendono i lavori sul campo a Tas-Silġ e dal 2000 al 2004 il team dell’Università Cattolica di Milano torna a operare nella villa di San Pawl Milqi. A partire dal 2000 si avviano anche operazioni di conservazione nei due complessi archeologici, nell’ambito di articolati progetti di conservazione dei monumenti e con la consulenza dell’Istituto Centrale del Restauro italiano.

L’equipe di ricercatori, attualmente diretta dalla prof.ssa Grazia Semeraro, è composta da unità di ricerca di diverse università italiane: l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, l’Università di Roma “La Sapienza”,  l’Università del Salento, l’Università di Foggia. Tutte le attività di ricerca e conservazione vengono condotte grazie a fondi erogati da Enti italiani: dal Ministero degli Affari Esteri, dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca scientifica e dai singoli Atenei. I lavori e le iniziative della Missione Archeologica Italiana si svolgono  in stretta collaborazione con gli Enti maltesi preposti alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale: la Superintendence of Cultural Heritage e Heritage Malta.

La Missione Archeologica Italiana rappresenta un caso esemplare dell’applicazione in un Paese estero delle competenze sviluppate in Italia nella ricerca archeologica. Il costante impegno degli studiosi coinvolti nelle indagini ha favorito il progresso ininterrotto delle conoscenze sui siti indagati. Il continuo aggiornamento delle metodologie d’indagine e il coinvolgimento di nuovi ricercatori hanno contribuito in modo determinante a gettare nuova luce sulla cultura e l’economia della società maltese fra l’VIII secolo a.C. e l’età medievale.