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RAI News – Intervista all’Ambasciatore Giovanni Umberto De Vito

L’intervista

Volo per Malta, solo andata. La nuova meta per chi cerca un futuro fuori dall’Italia ​Sono giovanissimi, giovani, meno giovani e si ritrovano in una terra da inventare, con un futuro da scrivere e speranze finalmente realizzabili. Ad un’ora di volo da Roma

Complice il clima favorevole, nell’isola del Mediterraneo abitano sempre più nostri connazionali, che si ambientano bene vista anche la vicinanza culturale col piccolo Stato nel profondo sud d’Europa. E non vogliono tornare: c’è una comunità ormai radicata di seconda generazione, che – pur mantenendo una forte identità italiana – si ritaglia il suo spazio integrandosi in una nazione geograficamente vicina, ospitale e in crescita. Intervista a Giovanni Umberto De Vito, ambasciatore d’Italia a Malta:

I giovani che vengono qui a lavorare hanno quelle garanzie che in Italia non trovano più?

L’isola vive un momento di grande dinamismo e grande crescita. Il Pil l’anno scorso è cresciuto del 6% e nel I° quadrimestre di quest’anno è cresciuto di oltre il 5%. E’ chiaro che questo crea dei posti di lavoro e data la ridotta dimensione, Malta attira molto i lavoratori dall’estero; per una ragione anche di contiguità geografica e culturale, finisce che ci sono anche molti giovani italiani che vengono a lavorare a Malta. Possono essere lavori temporanei, stagionali (l’economia maltese è molto legata al turismo), però possono essere anche delle opportunità per giovani imprenditori o giovani che vogliano aprire delle piccole società, e quindi lavori anche con una prospettiva più a medio-lungo termine.

Quale può essere un settore merceologico più attraente o che possa dare più prospettive?

Vedrà che la maggior parte di ristoranti o di pasticcerie o della distribuzione di cibo sono legate all’Italia. A Malta amano molto il cibo italiano, come ambasciata stiamo cercando di aiutare a promuovere anche un cibo italiano di qualità quindi un agro alimentare più di livello elevato. Ma, oltre a quello, i servizi turistici vanno moltissimo e anche i servizi finanziari: pochi sanno che dopo il turismo la seconda fonte di reddito qui a Malta sono i servizi finanziari che valgono per circa il 15% del Pil.

Se una coppia volesse mettere su famiglia qui, avrebbe delle agevolazioni con facilità di accesso ai servizi primari?

E’ un Paese dell’Unione Europea quindi vige la libertà di circolazione delle persone, è un Paese che sta migliorando molto i propri servizi, nel campo sanitario stanno investendo molto, hanno una sanità di livello europeo e dal punto di vista delle assicurazioni valgono tutte quelle principali europee, quindi senz’altro lo standard è elevato e addirittura – direi – in miglioramento.

E’ facile trovare casa?

La casa è un tasto un po’ delicato, nel senso che a Malta – per la sua ridotta dimensione e avendo costruito negli anni moltissimo – c’è un po’ un boom immobiliare, e quindi i prezzi tendenzialmente sono piuttosto alti e in continuo aumento; il fatto che ci siano molti lavoratori stranieri che vengano qui crea anche un aumento della domanda di case, mentre l’offerta, come dicevo, è tutto sommato limitata. Quindi questa a mio avviso è un po’ una criticità di Malta, con un impatto anche sulle famiglie locali: non di rado giovani coppie maltesi si lamentano che non riescono a trovare casa a dei prezzi ragionevoli e tendono un pochettino a criticare questo eccesso di domanda dovuto ai lavoratori stranieri che hanno una maggiore disponibilità di spesa.

La parola straniero in Italia può assumere delle connotazioni – come lei sa – molto particolari. Qui la politica dell’immigrazione qual’è?

Malta – come l’Italia – per oltre 10 anni ha dovuto fronteggiare un flusso continuo di migranti dal nord Africa a partire dal 2001-2002 purtroppo affrontandolo da sola, e in passato devo dire anche con qualche malinteso nei nostri confronti. Tenga conto che per un Paese delle dimensioni di Malta ricevere 2/3mila migranti all’anno, è come per un paese delle dimensioni della Francia, del Regno Unito o del nostro riceverne 300mila all’anno, queste sono le proporzioni. E Malta per oltre 10 anni ha ricevuto dai 2000 ai 3000 migranti all’anno. Da 2 anni a questa parte, grazie all’accoglienza che l’Italia sta realizzando e allo straordinario sforzo che l’Italia sta conducendo nel salvare vite umane nel Mediterraneo, gli arrivi a Malta sono sostanzialmente calati se non azzerati. Quindi c’è collaborazione fra Italia e Malta per indurre altri Paesi dell’Unione Europea ad accettare una condivisione di responsabilità e una forma di solidarietà, e di misure comuni a livello europeo per un problema che non è un problema d’Italia, di Malta o della Grecia (quindi dei Paesi che si trovano alle frontiere esterne dell’Unione Europea): Malta ci aiuta con le loro limitate ma utilissime capacità operative in mare, ci aiuta nei salvataggi e ci aiuta dal punto di vista – diciamo così – politico, per rivolgere una pressione verso gli altri Paesi dell’Unione a condividere uno sforzo che dev’essere comunitario.

Ma a livello sociale, il cittadino maltese cosa pensa dei migranti?

Lì ci vuole uno sforzo di maturazione culturale, di accettazione, di integrazione, e Malta – avendo raggiunto un livello di tenore di vita elevato recentemente – forse ha bisogno di un pochettino più di tempo per aprirsi a una diversità culturale e ad una diversità anche etnica. Tenga conto però che a Malta ci sono anche delle realtà della società civile molto positive, molto favorevoli: Malta ha una minoranza di religione musulmana che vive qui da decenni. E’ un cammino che dev’essere fatto nel tempo, non si può improvvisare con delle scorciatoie.

Parliamo di ordine pubblico. E’ uno dei motivi per cui pensionati italiani – e non solo – scelgono Malta come ‘buen retiro’: lei me lo conferma?

Certo. Malta è un’isola felice in un Mediterraneo in grande trasformazione e con tutta l’insicurezza che purtroppo in questo momento prevale. In altre parti del Mediterraneo la sicurezza che offre Malta è un grande fattore di attrazione. Quindi, sia sicurezza esterna (minaccia terroristica, che qui non c’è), sia anche il vero e proprio ordine pubblico: la criminalità è molto limitata, sembra un’Italia degli anni ‘70 in cui si lasciano le case con la porta aperta. Criminalità organizzata assolutamente non ce n’è, hanno i problemi che possono avere tutte le società (furti, scippi, etc.) ma a livelli molto molto bassi, e questo rende la vita molto piacevole ed è uno dei fattori che attira le persone anziane a venire a viere a Malta, oltre ai servizi, il clima e la vicinanza culturale con l’Italia.

Qual è il rapporto con noi italiani?

C’è una forte vicinanza culturale con l’Italia, amano la cultura italiana, guardano la tv italiana. Con noi il rapporto è molto buono, pochi sanno che il primo Paese dove i maltesi vogliono andare – per turismo, per viaggio, per acquisti – è il nostro, è di gran lunga l’Italia, più ancora del Regno Unito, più ancora di qualsiasi altro Paese. Circa 100mila maltesi (¼ della popolazione) ogni anno va in visita o in vacanza in Italia.

La Valletta città della cultura 2018: come si sta preparando a questo evento?

Si stanno organizzando, non improvvisano le cose, stanno guardando anche le esperienze di altri Paesi, cercando con i loro mezzi e con le loro capacità, di ispirarsi a quello che hanno fatto altrove. Ma soprattutto c’è una grande potenzialità di collaborazione con l’Italia, perchè l’anno successivo – il 2019 – la Capitale della cultura europea sarà Matera. Già abbiamo avviato dei contatti con la città di Matera e la regione Basilicata, e c’è un forte interesse a trovare delle sinergie che vanno da manifestazioni e spettacoli congiunti a itinerari turistico-culturali congiunti, e potenzialmente anche con delle ricadute in campo economico o commerciale: stiamo lavorando molto in questa direzione. I maltesi vivono con molta partecipazione le festività, in particolare quelle nazionali, come quella dell’8 settembre (giornata tanto importante per Malta, quanto difficile per l’Italia). L’8 settembre è una delle 5 feste nazionali che ricordano la fine del grande assedio nel 1565. Malta fu oggetto di un importantissimo assedio: all’epoca non era uno Stato indipendente, c’era l’Ordine dei Cavalieri di Malta, era un baluardo della cristianità e fu un assedio molto sanguinoso portato avanti dagli Ottomani, e Malta in qualche modo frenò l’avanzata… ma questo è un tema molto delicato: io sono molto favorevole al dialogo tra le religioni, ancor più in questo momento alla diversità. Quindi diciamo: l’8 settembre di quell’epoca è un ricordo di un occidente che lottava contro l’islam. Invece, oggi più che mai bisogna dialogare, e trovare terreni comuni di collaborazione.

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